Il potere della musica a Manfredonia (su e giù dal palco)

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Arrivare sul lungomare di Manfredonia e seguire il suono delle percussioni proveniente dal centro è stato come entrare a passo lento in un sogno, per poi uscirne dopo tre giorni.

Ed erano solo le prove del concerto che la stessa sera avrebbe inaugurato la manifestazione “Gargano porta di pace – Umbra Forest Festival”.

Che la musica sarebbe stata regina indiscussa avresti potuto immaginarlo ma per vivere davvero i suoi effetti sulle persone, per questo no…per questo avresti dovuto essere lì, in piazza Giovanni  XXIII il 7 Marzo.

Avresti visto artisti di ogni dove parlarsi con i loro strumenti, sentito la vicinanza di gente catturata dal ritmo che a volte ascoltava immobile e altre ballava senza inibizioni, avresti capito cosa intende un direttore artistico (Michele Mangano) quando parla di musica come incontrollabile strumento di pace.

Tarante irresistibili e balli gitani che si mischiavano ad atmosfere arabe e canti partenopei, accompagnati dal suono delle castagnole (nacchere tipiche del Gargano), di tamburelli o strumenti centrafricani in pelle di varano; voci stridule del Salento che accompagnavano pizziche e si univano a una catena fatta anche di suoni peruviani e canzoni americane. E sembrava davvero di non sentire più il freddo.

Da quella sera la musica è diventata “il linguaggio”, un codice di comunicazione che ha invaso anche, il giorno seguente, l’auditorium di un Liceo Scientifico gremito di studenti, per un convegno in cui gli artisti hanno suonato ed espresso la loro idea di pace. Un ragazzo non ha resistito alla taranta ed è sceso a ballare, rapito ma libero, accompagnato dal ritmo degli applausi scroscianti di compagni che in un primo momento sembravano deriderlo.  

I presenti sono stati pervasi da un’estasi che solo un gesto semplice e spontaneo è in grado di dare.

Siamo andati a pranzo con cantanti e suonatori e ci siamo sentiti una grande famiglia, perché è ancora grazie a lei, la musica, se abbiamo condiviso, ci siamo lasciati contaminare e abbiamo fatto discorsi su arte e bellezza. Il cibo superlativo ha riempito la pancia ma le parole che sono state scambiate a tavola hanno riempito l’anima e ci hanno fatto sentire leggeri.

Non ci ha abbandonato più, la musica. E’ tornata quella stessa sera, per le strade, in occasione del Carnevale e ce lo ha fatto sembrare più onirico di come già si presentava.

Se poi l’ultimo giorno hai ricevuto in dono dal maestro le vere castagnole in legno (con dedica), e incontrato per caso Eugenio Bennato, ringraziandolo per averti fatto scoprire “il suo Sud” con le proprie canzoni, allora non puoi non meravigliarti ancora una volta di fronte al potere che hanno le note.

Finisci col chiederti se la musica non sia un demone, a cui nessuno è in grado di resistere.

O forse il vero demone è il Sud.

O la Puglia.

O proprio Manfredonia, che con la sua gente e questa manifestazione è riuscita a rendere umanamente  possibile qualcosa che appariva “altamente improbabile” (cit. Patrizia Lopez)

Post scritto dalla tata collaboratrice Katia El Mogi, foto di Emi Delli Zuani

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Elisa e Luca

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